Ritenuta d'acconto per prestazione occasionale
Ogni attività lavorativa, anche se non abituale, prevede il versamento delle imposte sui compensi ricevuti. Una parte di queste imposte viene versata direttamente dal cliente del lavoratore. Quest'importo è chiamato ritenuta d'acconto ed è indicato nella ricevuta della prestazione occasionale. Vediamo tutte le regole da seguire.
Cos'è la ritenuta d'acconto occasionale
La ritenuta d'acconto è un importo pari ad una parte del compenso concordato per un'attività di lavoro occasionale. Si tratta di un importo che il cliente trattiene dal compenso e non paga al lavoratore. Infatti, il cliente versa poi la ritenuta direttamente al fisco. La ritenuta si applica sia alle prestazioni di lavoro abituali (con partita IVA) sia alle prestazioni occasionali (senza partita IVA).
In quest'ultimo caso, si tratta di un'attività di lavoro svolta senza i vincoli del dipendente (lavoro autonomo) e in modo non continuativo e non abituale. Ad esempio, è una prestazione occasionale l'attività dello studente di informatica che realizza saltuariamente siti internet oppure quella di un operaio che qualche volta taglia il prato ai vicini.
La ritenuta non si applica a tutte le prestazioni occasionali. Vediamo quando va applicata e come fare il calcolo.
Prestazione occasionale con ritenuta d'acconto
La ritenuta si applica solo se chi paga per la prestazione occasionale è una società (es. SRL o SPA), una persona con partita IVA (es. ditta individuale o libero professionista) oppure un altro ente (es. associazione). In tutti questi casi, il cliente è obbligato per legge a versare la ritenuta d'acconto. Il lavoratore, invece, dovrà indicare l'importo della ritenuta nella ricevuta della prestazione occasionale.
Al di fuori di queste ipotesi, la prestazione occasionale è senza ritenuta d'acconto. Questo significa che la ricevuta conterrà l'importo del compenso e non quello della ritenuta. Si tratta dei casi in cui il cliente è un privato oppure quando la legge prevede un'eccezione specifica. In particolare, la ritenuta non va comunque calcolata se il cliente applica un regime fiscale agevolato, chiamato regime forfettario.
Quando la ritenuta deve essere applicata, il lavoratore deve specificare al cliente l'importo esatto e la percentuale della ritenuta d'acconto. Il lavoratore calcola la ritenuta in base al compenso concordato. Il calcolo è molto semplice, vediamolo in dettaglio.
Come fare il calcolo e il versamento della ritenuta
L'importo della ritenuta corrisponde al 20% del compenso concordato. Si tratta, infatti, di un semplice calcolo percentuale. Ad esempio, se per la realizzazione di un sito internet il compenso è di € 1000, il cliente paga al lavoratore solo €800 e trattiene €200 (€1000 * 20%) come ritenuta che verserà poi direttamente al fisco.
Il cliente deve versare la ritenuta d'acconto entro il giorno 16 del mese successivo a quello di pagamento del compenso. Il versamento può essere fatto in banca o alle poste con modello F24.
Ricevuta della prestazione occasionale con ritenuta
Una volta compreso come funziona la ritenuta d'acconto, è importante conoscere il modo corretto per creare la ricevuta della prestazione occasionale. Si tratta di un documento fiscale di riepilogo che contiene le seguenti informazioni obbligatorie:
- data di emissione (la data di scrittura della ricevuta)
- numero progressivo (il numero della ricevuta emessa)
- dati anagrafici del prestatore (nome, cognome, indirizzo e codice fiscale)
- dati del cliente (es. la denominazione della società cliente oppure il nome e il cognome del professionista, l'indirizzo, il codice fiscale e la partita IVA)
- descrizione dell'attività svolta e il compenso concordato
- ritenuta d'acconto (20%)
- riferimenti normativi (esenzione IVA ai sensi dell'art. 5, D.P.R. 633/1972 e, se si applica la ritenuta d'acconto, art. 25, D.P.R. 600/1973)
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